Come scegliere la migliore macchina da caffè nel 2024?

Come scegliere la macchina caffè

Come sanno bene gli amanti dell’espresso, non c’è niente di meglio che prepararsi una calda e fumante tazza di caffè nelle quattro mura di casa.

Di questi tempi le opzioni disponibili sono tantissime quando si tratta di scegliere macchine per fare il caffè espresso, e, a seconda di quello che state cercando, si può acquistare qualsiasi cosa, dalle professionali macchine del caffè manuali alle superautomatiche con funzionalità smart.

Le più semplici macchine del caffè domestiche consistono in un singolo interruttore on/off per farle funzionare. Gli apparecchi più lussuosi, al contrario, sono dotati di così tanti gadget high tech e funzioni avanzate, che ogni altro elettrodomestico della vostra cucina si sentirebbe obsoleto nei suoi confronti. Alcune di queste caratteristiche sono molto utili e possono rendere la vita di un bevitore di caffè più semplice, mentre altre possono essere tranquillamente trascurate (tranne che dagli utenti più esigenti).

Ma avete davvero bisogno di tutto questo? Forse volete un modello più tecnologico o il miglior affare possibile, o forse avete solo bisogno di alcune semplici caratteristiche. Qualunque sia il vostro caso, in questa guida all’acquisto pratico, troverete tutte le informazioni utili per orientarvi e capire che cosa davvero desiderate che faccia la vostra prossima macchina del caffè.

Struttura e design

Una delle prime valutazioni che viene spontaneo fare, riguarda le dimensioni e la struttura della macchina del caffè.

Coloro che hanno una piccola cucina o un piano di lavoro limitato, valutano soluzioni alternative, come le macchine da incasso o le super compatte a capsule o cialde.

In fase di acquisto è importante valutare bene l’altezza, la larghezza, la profondità e il peso del modello. Quest’ultimo è un parametro da non sottovalutare, specialmente nei casi in cui è necessario spostare temporaneamente la macchina per pulire il piano di lavoro, o nelle circostanze in cui l’elettrodomestico deve essere spostato da una abitazione o da una stanza all’altra.

Chi sceglie una macchina caffè piccola non lo fa solo per una questione di spazio, ma anche per avere meno manutenzione da fare.

Anche se non influiscono sulla qualità del caffè erogato, i materiali che costituiscono la scocca esterna o il telaio della macchina sono importanti; non solo dal punto di vista estetico, ma anche da una prospettiva di solidità e durata nel tempo.

Sebbene l’industria moderna abbia giovato del continuo ed inarrestabile sviluppo tecnologico, la qualità generale e la resistenza delle macchine espresso è diminuita nel corso degli anni.

Un discorso a parte andrebbe fatto sui modelli artigianali, i quali prevedono particolari tecniche di costruzione che sono rimaste invariate nel tempo e che garantiscono maggiore qualità e durata rispetto alle macchine espresso industriali.

Acquistare una macchina in metallo pressofuso, come l’alluminio o l’acciaio inox, non è la stessa cosa che comprare un modello in plastica. Tali differenze incidono fortemente sul prezzo d’acquisto.

macchina caffè design

L’acciaio inox è il materiale da privilegiare per la struttura della vostra macchina del caffè.

L’acciaio viene utilizzato per la sua robustezza e resistenza alle corrosioni, oltre che per le caratteristiche di igiene richieste nell’industria alimentare e di trasformazione. Le leghe a basso tenore di carbonio, invece, sono più soggette a usura, ruggine o formazione di calcare. In particolare, all’interno di una macchina del caffè, i componenti metallici sono costantemente sottoposti a uno stress ossidativo, che contribuisce anche a un livello di durezza inadeguato dell’acqua in entrata.

Una macchina del caffè può essere un vero e proprio oggetto d’arredamento, oltre che in alcuni casi un pezzo da collezione, per questo motivo il tema del design è molto importante, poiché influenza notevolmente il prezzo finale.

Come redazione sconsigliamo all’utente inesperto di lasciarsi tentare dall’acquisto di una macchinetta per il caffè valutando solo l’aspetto estetico.

La macchina caffè vintage, ad esempio, è fondamentalmente un modello dallo stile retrò che va molto di moda negli ultimi anni, ma che in realtà non ha nulla delle funzionalità e componentistiche tipiche delle macchine dell’epoca.

Attenzione anche ad acquistare un macchina dal design essenziale e minimale, poiché alla fine potrebbe non soddisfare le aspettative in termine di funzionalità e capienza del serbatoio.

Vassoio raccogligocce

Presente in tutte le macchine espresso, dalle versioni domestiche alle commerciali, i vassoi sono composti da una superficie forata, sulla quale appoggiamo le tazzine, e un vaschetta al livello inferiore, che raccoglie le gocce d’acqua e di caffè, che colano dal portafiltro o dalla lancia vapore.

Una macchina caffè economica viene fornita generalmente con un vassoio in plastica, mentre quelle di fascia alta hanno generalmente un vassoio d’acciaio. L’acciaio è resistente, igienico e facile da pulire, pertanto lo consigliamo.

La grandezza e la capienza del vassoio raccogligocce sono elementi da prendere in considerazione quando si valuta questo componente.

In alcune macchine da caffè il vassoio raccogligocce può essere regolata in altezza su vari livelli. Questo accorgimento è importante perché permette all’utente di utilizzare tazze o tazzine di formati diversi.

Un altro valore aggiunto è la facilità di rimozione e di smontaggio, cosa che ad esempio ci permette di lavare il vassoio comodamente in un lavandino o in alcuni casi nella lavastoviglie (a seconda delle indicazioni del produttore).

Ripiano scaldatazze

Come molti sanno le tazze devono essere mantenute calde ed asciutte per conservare più a lungo la temperatura e le caratteristiche della crema dell’espresso. Per questo motivo le migliori macchine espresso hanno un ripiano scaldatazze con griglia in acciaio inox, collocato nella parte superiore della macchina.

Ripiano scaldatazze

Consigliamo di tenere le tazzine girate verso l’alto, in modo che i bordi non vadano a scaldarsi eccessivamente (le labbra potrebbero scottarsi durante la degustazione del caffè).

Suggeriamo di impilare non più di 2 tazze, in modo da garantire la temperatura ideale.

Alcune macchine consentono di attivare o disattivare la funzione scaldatazze tramite un interruttore, in questo caso, infatti, abbiamo una resistenza che riscalda il ripiano e lo mantiene ad una temperatura costante.

La maggior parte delle macchine domestiche, invece, permettono il mantenimento in caldo delle tazzine, grazie al calore emanato dalla caldaia sottostante, pertanto l’utente non potrà decidere autonomamente quando avviare questa funzione.

Rifornimento dell’acqua

Esistono 2 modi per fornire l’acqua alla propria macchina del caffè: tramite un serbatoio (o vaschetta) o allacciamento alla rete idrica (tipico delle macchine professionali).

Come una sorta di terza opzione, ci sono alcune macchine che combinano entrambe le caratteristiche: questi modelli funzionano avendo un grande serbatoio d’acqua che può essere riempito manualmente o collegato ad una fonte d’acqua.

Nelle macchine espresso ad uso domestico il serbatoio è sicuramente la forma più comune e conveniente di approvvigionamento dell’acqua.

Normalmente tali serbatoi vengono realizzati in plastica trasparente e mediamente contengono tra l’uno e i 2 litri d’acqua.

Sono da preferire le macchine con vaschette estraibili, che oltre ad essere più comode per un facile riempimento, possono essere lavate sotto il rubinetto o in lavastoviglie (una buona pratica per evitare il deposito di calcare o altre impurità sul fondo del serbatoio).

Riscaldamento dell’acqua

Per ottenere un buon espresso è fondamentale avere un buon sistema di riscaldamento dell’acqua, in grado di mantenere la corretta temperatura in fase di erogazione.

L’aumento o la diminuzione della temperatura dell’acqua utilizzata per la produzione del caffè ha un impatto significativo sul gusto finale dell’espresso. Ogni miscela infatti può avere una temperatura di estrazione ideale, che può essere individuato solo attraverso un percorso di prove e sperimentazione.

Le prime macchine per espresso utilizzavano delle caldaie in acciaio inossidabile riscaldate da una fiamma libera, poi, con il passare del tempo, si passò al calore elettrico.

Ad oggi esistono principalmente 5 tecnologie per riscaldare l’acqua dell’espresso:

Ognuna di esse ha dei vantaggi e degli svantaggi che andremo in seguito ad analizzare.

Caldaia singola

La caldaia singola appartiene alla tipologia di macchine del caffè più classica e tradizionale.

Esse richiedono una cura supplementare durante il loro utilizzo. Quando si ha una sola caldaia, infatti, bisogna attendere che la temperatura passi dai 90° del gruppo di estrazione, ai circa 120° della lancia vapore; viceversa, il tempo di attesa sarà quello di raffreddamento quando eroghiamo prima il vapore e poi l’espresso.

Una macchina a caldaia singola è più rapida di un modello a doppia caldaia, quando deve raggiungere la temperatura per fare il primo caffè.

Alcuni sistemi prevedono un interruttore da azionare per passare dalla lancia vapore al gruppo erogatore. Dimenticarsi di farlo, può portare ad avere acqua troppo calda all’interno del modulo di infusione o troppo fredda per generare vapore.

Se si beve principalmente l’espresso e solo raramente si ha bisogno di montare il latte, la macchina con caldaia singola è una buona soluzione.

Sulla maggior parte delle macchine l’erogazione del vapore aumenta indirettamente la temperatura del gruppo di estrazione. Ciò significa che se per l’erogazione del primo espresso la temperatura è normalmente stabile, il secondo verosimilmente non lo sarà e con molta probabilità ciò andrà ad influire sul sapore finale dell’espresso.

In questa lista vi mostriamo alcuni dei migliori modelli a caldaia singola:

L'ultimo aggiornamento è stato fatto il: 11/03/2021 22:03

Materiali e isolanti

La qualità delle macchine da caffè si valuta principalmente attraverso i materiali utilizzati per costruire le caldaie.

Sebbene il materiale utilizzato per l’isolamento possa variare, la sua funzione rimane sempre la stessa: aiutare le caldaie a trattenere il calore e consumare meno energia. Un altro vantaggio dell’isolamento della caldaia riguarda i componenti interni della macchina, i quali vengono protetti dal calore che viene emesso dalla stessa.

Difficile scegliere un materiale come il migliore in assoluto. Ognuno ha dei pro e dei contro, e spesso le caldaie presentano una combinazione di 2 o 3 materiali.

Vediamo insieme quali sono i più comuni:

  • Alluminio:
    questo materiale viene di solito usato nelle macchine che supportano il sistema Thermoblock, perché può trasferire rapidamente il calore all’acqua. Lo svantaggio dell’alluminio sono le fluttuazioni durante l’estrazione, che rendono difficile mantenere una temperatura accurata. Per migliorare la sua resistenza alla corrosione, alcuni produttori scelgono di rivestire le caldaie con uno strato di acciaio inossidabile. Questo viene fatto comunemente per sposare l’alta resistenza dell’acciaio con il rapido riscaldamento naturale dell’alluminio. Questo materiale si trova di solito nelle macchine da caffè espresso di prezzo inferiore e nelle superautomatiche.
  • Ottone:
    ha una migliore stabilità di temperatura rispetto all’alluminio e trasferisce il calore abbastanza velocemente, nonostante ci sia ancora una discreta fluttuazione della temperatura. Di solito è usato per le caldaie delle macchine da caffè di fascia media.
  • Rame:
    è un materiale eccezionale per la sua stabilità di temperatura, specialmente se usato per l’isolamento della caldaia. È utilizzato su molte macchine da caffè commerciali di fascia media e alta. Dal momento che l’acqua delle caldaie ha poco movimento e viene riscaldata più volte durante la giornata, il rame aiuta a contrastare la proliferazione di batteri e microbi, poiché ha proprietà antimicrobiche naturali. Uno degli svantaggi di questo materiale è che a distanza di tempo può rilasciare dei residui nell’acqua. Per ovviare a questo problema, la maggior parte delle macchine da espresso hanno un rivestimento interno in acciaio. Un altro handicap del rame riguarda l’accumulo del calcare.
  • Acciaio inox:
    si trova sia nelle caldaie delle macchine di bassa che di alta qualità. Le macchine di fascia bassa hanno caldaie più sottili e per questo la stabilità di temperatura è abbastanza scarsa. Le macchine di fascia alta, invece, hanno caldaie con pareti di acciaio più spesse, che godono di una temperatura costante, specialmente quando sono completamente isolate. L’acciaio inossidabile è meno suscettibile all’accumulo di calcare rispetto ad altri materiali e non rilascia alcuna sostanza nell’acqua.

Doppia caldaia

Come suggerisce il nome, questa tipologia di macchina ha una caldaia dedicata per ogni funzione:

  • caldaia dell’infusione:
    impostata a una temperatura più bassa, intorno ai 90°, essa serve esclusivamente il gruppo erogatore per l’estrazione del caffè;
  • caldaia per il vapore:
    tiene una temperatura più alta, attorno ai 120°, ed è collegata direttamente alla lancia o all’ugello vaporizzatore;

Avendole separate, l’utente avrà il pieno controllo sull’importante temperatura di infusione, che dovrebbe essere sempre costante durante il tempo dell’estrazione.

Nonostante i sistemi a doppia caldaia offrano molti vantaggi, hanno anche dei lati negativi. Sono ad esempio più ingombranti rispetto alle altre macchine, inoltre, comportano una notevole complessità e pertanto un costo maggiore. Nondimeno, i tempi di riscaldamento dell’acqua sono piuttosto lunghi e dal punto di vista energetico le macchine che supportano questo sistema sono da considerarsi poco efficienti, dato che l’acqua viene tenuta costantemente in temperatura.

L’offerta sul mercato delle macchine a doppia caldaia è piuttosto limitato oggigiorno. Per i motivi sopraelencati, si privilegiano sistemi più economici come il Thermoblock e il Thermocoil. In questa lista abbiamo raccolto alcuni dei modelli più interessanti:

L'ultimo aggiornamento è stato fatto il: 12/03/2021 13:32

Scambiatore di calore

I sistemi a scambiatore di calore sono stati sviluppati per superare i limiti delle caldaie singole. Non solo, questo sistema è anche un’ottima alternativa alla doppia caldaia, dato che permette contemporaneamente di estrarre il caffè e montare il latte con la lancia vapore.

Lo scambiatore di calore consiste in un tubo, generalmente di rame, inserito all’interno della caldaia.

Quando si deve estrarre un caffè, la pompa spinge l’acqua fredda dal serbatoio (nel caso di una macchina ad uso domestico) e la fa passare attraverso lo scambiatore di calore. Per i principi di termodinamica e idrodinamica, mentre l’acqua viaggia attraverso il tubo raggiunge una temperatura perfetta per l’estrazione dell’espresso.

Una delle principali funzioni dello scambiatore di calore è quella di mantenere il gruppo di erogazione ad una temperatura costante. Tutto ciò avviene quando la macchina è in standby: l’acqua calda esce dalla parte superiore della caldaia ed entra nel gruppo erogatore, per poi uscire e rientrare nello scambiatore dalla parte inferiore, quella più fredda. In questo modo si genera un ciclo costante di riscaldamento e raffreddamento dell’acqua.

Gli scambiatori di calore sono destinati ad avere fluttuazioni di temperatura durante l’intero processo di estrazione.

A differenza delle macchine a caldaia doppia, che hanno un’estrazione di temperatura lineare, gli scambiatori di calore hanno infatti un profilo termico decrescente. In realtà questo aspetto non è negativo, anzi, può essere considerato un fattore positivo.

Nei primi secondi dell’erogazione, l’alta temperatura permette di ricavare un ampio spettro di oli (questa è la parte che dà il sapore meno astringente).

Nella seconda fase, che avviene normalmente dopo 15 secondi, si aggiungono all’espresso corpo e volume (anziché aromi pregevoli). Da questo momento in poi, i colloidi dell’olio lipidico si esauriscono, aumentando la quantità di astringente che va coprire gli aromi più sottili del caffè.

Detto ciò, il profilo di temperatura decrescente degli scambiatori di calore, che porta meno acqua calda e meno energia nell’ultima parte dell’estrazione, è sicuramente un coefficiente positivo che permette di ottenere un espresso di grande qualità.

Se il caffè ha una tostatura più chiara o scegliete di utilizzare una quantità superiore ai canonici 7 grammi per la vostra estrazione, aumentare la temperatura e tenere un profilo lineare, potrebbe favorire un aumento dei colloidi e quindi avere una maggiore resistenza nel sopportare un’estrazione più lunga. Pertanto la scelta di una macchina del caffè con scambiatore di calore, piuttosto che una con sistema a caldaia, dipende dal tipo di caffè utilizzato e dalle proprie preferenze.

Lo scambiatore di calore si trova normalmente installato nelle macchine da caffè commerciali, anche se esistono alcune macchine semiprofessionali che lo supportano. In questa lista vi proponiamo alcuni elettrodomestici che lo adottano:

L'ultimo aggiornamento è stato fatto il: 11/03/2021 13:42

Il sistema Thermoblock

thermoblock di una macchina del caffè

Il thermoblock è un congegno che permette di prelevare l’acqua dal serbatoio, riscaldandola al momento. Tale tecnologia è comunemente presente nelle macchine a cialde o a capsule, dove la compattezza e la facilità d’uso sono requisiti importanti.

Le macchine con thermoblock sono molto efficienti dal punto di vista energetico, in quanto riscaldano solo l’acqua necessaria all’estrazione. Il fatto di sostituire completamente un componente voluminoso come la caldaia, permette di ridurre facilmente i costi e i materiali impiegati.

Il thermoblock più semplice è composto da 2 lastre di metallo saldate insieme e sigillate da una guarnizione, dove all’interno vi è inciso un tracciato a spirale per far passare l’acqua. Altri thermoblock sono costituiti da una sezione di tubo a cui è attaccato un elemento riscaldante per tutta la sua lunghezza. I materiali comuni con cui viene realizzato sono l’alluminio, l’ottone e l’acciaio inossidabile.

Trovandosi spesso vicino al gruppo di erogazione, il thermoblock fornisce un riscaldamento indiretto al modulo di infusione.

Il vantaggio di un thermoblock è la rapidità che la macchina impiega per riscaldare l’acqua, mentre uno svantaggio riguarda la temperatura instabile che si ottiene durante l’estrazione del caffè. Per ovviare al problema i migliori modelli utilizzano un sistema misto, vale a dire una caldaia dedicata all’estrazione del caffè e un thermoblock destinato all’erogazione del solo vapore.
I thermoblock sono soggetti a perdite d’acqua: le crepe all’interno del blocco, infatti, sono piuttosto frequenti nei modelli datati, dove anche le incrostazioni possono intasare la macchina e rendere difficoltoso lo scorrimento dell’acqua.

Di seguito vi proponiamo alcuni esempi di popolari macchine da caffè che supportano il sistema thermoblock:

L'ultimo aggiornamento è stato fatto il: 11/03/2021 20:51

Il sistema Thermocoil

thermocoil macchina del caffèParente stretto del thermoblock, il thermocoil è un sistema di riscaldamento che funziona con lo stesso principio.

In questo caso abbiamo un cilindro monoblocco, percorso internamente da una serpentina elettrica e parallelamente da un tubo a  spirale. Ogni secondo, le piccole quantità d’acqua che passano nel tubo vengono esposte in maniera uniforme all’elemento riscaldante.

A causa del movimento circolare, l’acqua assume una temperatura maggiormente costante rispetto al thermoblock.

Un vantaggio del sistema thermocoil è la sua grande resistenza e durata, poiché l’acqua circola in un tubo chiuso e di conseguenza i rischi di perdite e guasti sono ridotti al minimo.

Lo svantaggio principale del thermocoil è la sua complessità di realizzazione, che comporta un costo maggiore.

Proprio come il thermoblock, il thermocoil è soggetto ad incrostazioni da calcare. In tal caso bisogna adottare alcune strategie di decalcificazione della macchina. Un altro problema riguarda il meccanismo di riscaldamento, poiché il blocco si raffredda rapidamente dopo aver estratto il primo espresso; per questo motivo, quando utilizziamo una macchina con thermocoil, bisogna aspettare un pò di tempo prima di erogare un secondo caffè.

In un futuro, con l’avanzamento della tecnologia e la diminuzione dei costi di produzione, il thermocoil andrà a sostituire il più diffuso thermoblock. Al momento non sono tante le macchine da caffè che lo supportano:

L'ultimo aggiornamento è stato fatto il: 11/03/2021 13:35

Controllo della temperatura

Il controllo della temperatura è essenziale nella preparazione dell’espresso.

Quando l’acqua è troppo calda, infatti, brucia il caffè, causando quella che viene chiamata in gergo sovraestrazione. Il risultato finale è un caffè molto amaro.

D’altra parte, quando l’acqua è troppo fredda, non estrae i chicchi di caffè a sufficienza e quindi al contrario si parla di sottoestrazione. Il risultato finale è un caffè debole e monotono.

Le varie miscele di caffè e i singola origine hanno dei procedimenti di estrazione ideali e specifici. Per esempio un caffè tostato scuro a bassa quota può richiedere 14g di caffè a 90 gradi, mentre un caffè tostato più leggero, ad alta quota, può 95 gradi per 18g di dose. Un paio di gradi in più e noterete grandi differenze nel gusto, che vanno dal troppo amaro, quando la temperatura è eccessivamente alta, o parecchio acido, quando quest’ultima è troppo bassa.

Con più controllo, sia in termini di flessibilità che di stabilità della temperatura, una macchina del caffè offre la capacità dinamica di offrire una vasta gamma di espresso.

L’esatto intervallo di temperatura varia a seconda della macchina da caffè: alcune permettono di impostarla, mentre altre hanno opzioni preimpostate.

Per fornire maggiore sicurezza nelle temperature di erogazione, i produttori hanno progettato diversi sistemi di riscaldamento (thermocoil, thermoblock e caldaia). Le macchine per espresso con questi sistemi di riscaldamento sono in genere dotate di termostati, pressostati o controllori più sofisticati come i PID.

Possono esistere variazioni di temperatura anche sullo stesso modello di macchina, poiché ci sono delle compensazioni di temperatura all’interno della caldaia e l’acqua che effettivamente esce dalla testa del gruppo. Inoltre, la calibrazione e la funzione dei singoli termostati e pressostati all’interno della caldaia, sono fattori che giocano un ruolo determinante nel mantenere una temperatura stabile.

Termostato

I termostati meno costosi sono quelli che misurano la temperatura superficiale della caldaia. Questi si trovano tipicamente nelle macchine da caffè espresso a singola caldaia e sulla maggior parte delle macchine domestiche.

Le macchine espresso hanno solitamente 3 termostati: uno per la regolazione della temperatura del caffè, uno per la regolazione della temperatura del vapore e uno di sicurezza.

Un termostato meccanico spegne l’elemento riscaldante una volta superata la temperatura desiderata. Poi si riaccende quando la temperatura scende sotto al valore di riferimento. Questo si traduce in temperature non uniformi, che possono portare ad una qualità del caffè incostante. Per risolvere questo problema ci sono diversi metodi, anche se ciò significa imparare a cavalcare l’onda della temperatura. Ad esempio, alcune macchine richiedono di cronometrare con precisione il tempo di riscaldamento o di far scorrere l’acqua attraverso la testa del gruppo prima di erogare l’espresso.

Anche se la corrente elettrica viene interrotta quando viene raggiunta la temperatura massima sulla superficie della caldaia, la resistenza continua a riscaldare l’acqua, poiché non è in grado di raffreddarsi con la stessa velocità. I termostati, infatti, non possono essere regolati per cambiare la temperatura dell’acqua nella caldaia.
I termostati misurano la temperatura solo in un punto specifico della caldaia, l’acqua potrebbe essere infatti più fredda alle sue estremità. Quest’ultimi, come detto in precedenza, si accendono e si spengono ad ampi intervalli di tempo, pertanto le temperature tendono ad essere più inconsistenti ed instabili.

Pressostato

Il pressostato può essere semplicemente descritto come un interruttore che accende e spegne l’elemento riscaldante. Generalmente lo troviamo installato nelle macchine da caffè con scambiatore di calore.

Questo dispositivo meccanico funziona grazie al vapore generato dal riscaldamento dell’acqua all’interno dalla caldaia, che spinge una membrana di gomma e apre un interruttore che disattiva la resistenza termica. Quando la macchina comincia a raffreddarsi (attraverso il processo naturale di radiazione) e la pressione sul diaframma di gomma non è più sufficiente per tenere aperto l’interruttore, quest’ultimo si chiude e l’elemento riscaldante viene nuovamente attivato.

Il pressostato quindi non regola direttamente la temperatura, ma agisce sulla pressione del vapore all’interno della caldaia. La pressione è direttamente collegata alla temperatura, quando aumenta all’interno della caldaia, anche la temperatura lo fa (e viceversa).

Il pressostato può essere regolato su valori di pressione differenti, a seconda del tipo di macchina. Esso generalmente può essere impostato in un intervallo di valori compresi tra 0,9 e 1,4 bar. Molto spesso questa non è una regolazione intuitiva da fare, poiché bisogna aprire la macchina dall’interno e regolare una vite o una rotellina girevole.

Se nelle macchine per caffè professionali troviamo spesso un indicatore della pressione in caldaia, raramente questo è presente nelle versioni semi-professionali. Alcuni modelli possiedono un display digitale o un manometro, il quale sovente è diviso in 2 quadranti per mostrare anche la pressione dell’acqua.

L’intero processo pone la macchina del caffè in un ciclo costante di riscaldamento e raffreddamento. I produttori di macchine per espresso sono ben consapevoli che questo processo provoca instabilità nella misurazione delle temperature.

Alcune soluzioni che vengono adottate per contrastare il problema, sono ad esempio l’aumento dei materiali in metallo di cui è costituita la testa del gruppo, allo scopo di aumentare l’inerzia termica dell’unità di infusione; oppure l’aggiunta di un flusso d’acqua supplementare, per permettere all’acqua di essere mescolata in un rapporto controllato, che aiuta a mantenere una temperatura ideale per l’estrazione dell’espresso.

Queste tecnologie hanno vari livelli di successo nella stabilità della temperatura ma sono, indiscutibilmente, necessarie per le macchine che utilizzano i pressostati.

PID

macchina caffè PID

L’obiettivo di un PID è quello di creare una temperatura costante e stabile, per migliorare la qualità del caffè. Sebbene questa non sia un opzione interessante per la maggior parte delle persone, agli appassionati piace sperimentare estrazioni diverse abbinando distinte temperature a differenti miscele.

PID è l’acronimo di Proporzionale-Integrale-Derivativo, un sistema privo di parti meccaniche che viene utilizzato in una vasta gamma di applicazioni industriali. In parole povere si tratta di un meccanismo che utilizza complessi algoritmi matematici per controllare l’elemento riscaldante della caldaia di una macchina del caffè.

Il PID sostituisce completamente la funzione del pressostato meccanico. Invece di accendere e spegnere il riscaldamento della caldaia quando la temperatura scende al di sopra o al di sotto di un valore di riferimento, i controllori PID monitorano continuamente la temperatura dell’acqua, così da mantenerla il più possibile vicino a quella ottimale.

Il PID  aumenterà la temperatura della caldaia nel modo più efficiente e veloce possibile, utilizzando incrementi misurati.

Questo regolatore è in grado di mantenere la temperatura impostata con un valore costante anche durante il tempo di inattività della macchina, producendo un’eccellente stabilità della temperatura.

Il PID è composto fondamentalmente da 3 elementi: sonda di temperatura, scheda PID e relè SSR. A volte possono verificarsi dei guasti che portano ad avere una manutenzione alquanto onerosa e complessa.

Il sistema PID risolve l’annoso problema del riscaldamento e raffreddamento ciclico che affligge le macchine dotate di pressostato o termostato.

I regolatori PID sono di solito visibili sulla macchina attraverso un display e dei pulsanti di controllo che permettono di variare a piacimento la temperatura. Alcune macchine, invece, hanno PID interni che non hanno un’interfaccia. In questi casi, l’utente non è in grado di controllare la temperatura manualmente, ma il controller PID la mantiene comunque stabile e ad un livello prestabilito.

Le regolazioni del PID possono aiutare il barista a sperimentare diversi tipi di estrazione ed ottenere profili aromatici più complessi; particolarmente indicati per queste prove sono i caffè d’altura.

In questa lista abbiamo raccolto le offerte di alcuni modelli che supportano il PID:

L'ultimo aggiornamento è stato fatto il: 20/03/2021 19:26
È possibile installare un controller PID nella maggior parte delle macchine da caffè espresso domestiche; l’operazione, tuttavia, non è affatto facile. Eseguire un’installazione di questi dispositivi significa dover ricablare la macchina, cercare il termostato, scollegarlo e installare il controller PID. Oltre a ciò bisogna saper programmare il PID, dato che questo dispositivo viene usato per una vasta gamma di applicazioni. Per rendere il processo più facile, alcuni venditori offrono kit pre-programmati, specifici per macchine da caffè espresso. In ogni caso, l’installazione di un controller PID invaliderà la garanzia.

Sistema di pressione

Per dare all’acqua la forza di penetrare un filtro di caffè finemente macinato, le macchine da caffè hanno bisogno di una forte pressione. Parliamo di un numero maggiore o uguale agli 8 bar, per essere esatti.

Le prime macchine per espresso utilizzavano dei pistoni azionati da grandi leve. I baristi dovevano tirare manualmente queste leve per creare la pressione necessaria a spingere l’acqua attraverso la polvere di caffè.

Le moderne macchine per espresso hanno abbandonato il funzionamento manuale per le pompe elettriche.

Tipologia di pompa

Nelle macchine da caffè domestiche contiamo principalmente 2 categorie di pompe elettriche:

  • la pompa vibratoria:
    si tratta di un piccolo pistone attaccato ad un magnete, che si trova all’interno di una bobina di metallo. La corrente elettrica scorre attraverso la bobina azionando rapidamente il magnete che si muove insieme al pistone avanti e indietro. Questa vibrazione spinge l’acqua attraverso la caldaia e il gruppo erogatore. La pompa arriva a generare mediamente 60 vibrazioni al secondo.
  • la pompa rotativa a palette:
    un complesso meccanismo dove un motore fa girare un disco a cui sono collegate delle palette, che formano varie sezioni all’interno di un grande cilindro; l’acqua entra da un canale di ingresso mentre il disco gira e le palette premono contro la parete del cilindro, creando così la pressione necessaria per spingere fuori l’acqua quando la sezione si restringe. Nelle macchine da caffè domestiche la pompa è interna, mentre nei modelli da bar è esterna.

A seconda della macchina del caffè, la pressione può essere regolata dall’esterno aggiustando una vite (basta un normale cacciavite a testa piatta) o dall’interno (potrebbe essere necessario smontare la macchina). Purtroppo molti produttori non includono queste informazioni nei manuali d’uso.

I modelli con pompe di vibrazione hanno di solito una OPV (valvola di sovrapressione) che limita la pressione di uscita dell’acqua e permette una correzione dei valori. Le pompe a vibrazione, infatti, per loro natura generano pressioni attorno ai 15 bar.

Le macchine con pompa rotativa, invece, hanno valori di pressione facilmente regolabili, poiché presentano una vite da stringere o da allentare con un cacciavite; anch’esse possono avere una OPV, che però svolge la funzione di valvola di sicurezza per la caldaia e non può essere usata per controllare la pressione dell’infusione.

Quale pompa scegliere e perché?

Comprendere ed avvalorare il funzionamento delle pompe elettriche può aiutare l’utente a riconoscere il miglior modello di macchina espresso per le proprie necessità.

Alcuni utenti sostengono fortemente l’utilizzo delle pompe a vibrazione, poiché la pressione dell’infusione è più lenta e quindi ideale per estrarre un ampio spettro di profumi ed aromi.

Le pompe rotative, dal canto loro, sono silenziose, robuste, e nella maggior parte dei casi collegabili direttamente alla rete idrica (ideali quindi per chi ha una attività commerciale).

Le macchine a pompa vibratoria sono più economiche ma anche meno resistenti.

Una macchina con pompa a vibrazione impiega più tempo per accumulare la pressione necessaria all’estrazione del caffè, mentre un modello a pompa rotativa raggiunge quasi immediatamente gli 8 bar.

Durante l’estrazione una macchina con pompa rotativa è in grado di mantenere una pressione sempre costante, al contrario di quella esercitata da una pompa a vibrazione che soffre di leggere fluttuazioni.

Generalmente, quando si vogliano ottenere 9 bar di pressione con una macchina a pompa vibratoria, bisogna settare la valvola OPV ad un valore poco più alto, vale a dire 10 bar.

In linea generale è difficile affermare quale delle 2 pompe elettriche eroga un espresso migliore: questione di punti di vista!

Profilo di pressione dinamico

La maggior parte delle macchine per espresso a pompa sono progettate per erogare un certo livello di pressione che rimane costante per tutta la durata dell’estrazione.

È noto da tempo che le macchine da caffè espresso manuali producono i migliori espressi. Queste macchine esercitano una pressione oscillante durante l’intera fase di estrazione. Non sono stabili e non producono profili di pressione lineari. Per questo motivo sono in grado di esprimere un ampio spettro di aromi e mitigare le note più astringenti del caffè.

sistema profilo di pressioneL’avanzare della tecnologia, ha permesso negli ultimi anni di creare macchine che potessero replicare esattamente questo tipo di estrazione. A ciò si aggiunge il fatto che con le macchine manuali a leva è molto difficile riuscire ottenere un profilo identico ad ogni estrazione, di conseguenza il margine di errore è maggiore rispetto a queste moderne macchine.

Grazie ad un computer è possibile controllare con estrema precisione la variazione di potenza della pompa elettrica. In tale maniera la macchina può essere configurata a piacimento applicando un profilo di pressione personalizzato.

Il segreto delle macchine con profilo di pressione è quindi quello di non avere un modello di estrazione uniforme, ma al contrario dinamico, dove un profilo di pressione decrescente permette di ottenere un caffè di qualità superiore.

In un profilo a campana, ad esempio, nei primi 8 secondi la pompa potrebbe erogare circa 3 bar di pressione, questa fase è conosciuta come pre-infusione; negli istanti successivi si vanno a raggiungere i 9/11 bar, per poi scendere con la stessa gradualità della salita poco dopo la metà del tempo totale di estrazione.

Ovviamente non ci sono limiti alla sperimentazione. Per ogni miscela e monorigine di caffè si possono provare vari schemi di pressione. Un esempio di macchina che supporta la profilazione di pressione è l’italiana Lelit Bianca.

Il calore e la pressione possono avere lo stesso effetto sull’estrazione dell’espresso. Così come la pressione, infatti, anche l’alta temperatura rende l’espresso più amaro e meno acido. Il calore eccessivo dell’acqua porta anche ad una diminuzione del delicato aroma floreale e fruttato. È stato scoperto, dopo varie prove, che l’utilizzo di un profilo di calore decrescente, aiuta ad ottenere uno spettro di aromi e sapori più ampio, dove l’amaro e l’acido si equilibrano. Per tale motivo esistono alcuni modelli (ad oggi ancora pochi) in grado di creare profili di temperatura con curva crescente o decrescente, più o meno come succede con le macchine a profilazione dinamica della pressione.

Gruppo erogatore

gruppo erogatore della macchina espresso

Il gruppo di erogazione (o testa del gruppo) è il cuore della macchina da caffè, nonché elemento essenziale per la sua estrazione.

Situata nella parte frontale della macchinetta espresso, la testa del gruppo è un supporto metallico a cui si aggancia il portafiltro.

Il gruppo erogatore è l’ultimo passaggio che compie l’acqua prima di finire nel filtro ed uscire in tazza sotto forma di caffè liquido.

Quando è il momento di estrarre l’espresso, il gruppo emette l’acqua calda e pressurizzata attraverso una piastra di diffusione chiamata doccetta.

L’uniformità di questa dispersione d’acqua è la chiave per un gruppo di qualità, così come la temperatura mantenuta ad un livello costante.

Per stabilizzare la temperatura della testa del gruppo è buona pratica erogare a vuoto un pò di acqua calda. Per mantenere invece il calore all’interno, è consigliabile non lasciarla mai senza il portafiltro inserito tra un estrazione e l’altra.

Uno dei componenti più importanti del gruppo erogatore è la guarnizione del gruppo (o guarnizione sottocoppa). A forma di anello e realizzata in silicone, si inserisce in una scanalatura presente nella testa del gruppo. La guarnizione deve assicurare una perfetta tenuta ermetica tra il gruppo e il portafiltro. Se quest’ultimo perde acqua, significa che probabilmente è arrivato il momento di cambiare la guarnizione.

Nelle caffetterie e bar dove si preparano ogni giorno centinaia di espressi, si raccomanda che la guarnizione, la doccetta e il filtro, siano sostituiti ogni 3 mesi. Con le macchine da caffè espresso casalinghe, invece, basta controllare la condizione dei 3 componenti regolarmente e sostituirli solo quando si notano evidenti segni di usura.

Uno dei gruppi erogatori più celebrati della storia è l’E61, tuttora impiegato da molte macchine espresso di qualità. Brevettato nel 1961 dall’azienda italiana Faema, è un gruppo di testa particolarmente complesso dal punto di vista meccanico.

Uno dei suoi grandi pregi è l’eccezionale stabilità della temperatura: il calore infatti viene facilmente trattenuto all’interno della testa, grazie all’elevata massa termica e al flusso continuo di acqua calda che vi passa attraverso. La sua camera di pre-infusione, inoltre, permette all’acqua di infondersi delicatamente nel filtro, donando un’estrazione uniforme.

Il portafiltro

Il portafiltro è uno dei componenti più importanti che possiamo trovare nelle macchine da caffè (esclusi gli apparecchi che non lo supportano come le macchine a capsule e le superautomatiche). Esso deve aderire perfettamente alla guarnizione del gruppo di testa, per evitare che ci siano perdite durante la percolazione del liquido.

Il caffè pressato fornisce la resistenza necessaria per ottenere 8-9 bar di pressione all’interno del portafiltro. Questa forza estrae i grassi dal caffè macinato, regalando un espresso ricco, bilanciato e con una bella crema emulsionata, ricca di proteine e oli del caffè.

Un portafiltro standard si compone di 3 elementi:

  • braccetto:
    il lungo manico che il barista impugna per estrarre ed inserire il portafiltro nel gruppo di testa. Il braccetto è comunemente rivestito in plastica o legno (più o meno pregiato a seconda dello stile e del prezzo della macchina), mentre il peso presenta valori medi compresi tra i 300 e i 500 grammi. Tali variabili determinano il feeling con lo strumento e giocano un ruolo molto importante nella scelta finale dell’utente.
  • filtro:
    conosciuto anche con il nome di cestello, ospita il caffè in polvere pressato. Il filtro è realizzato in metallo (tradizionalmente l’acciaio) e ha una circonferenza variabile, che può essere compresa tra i 49 mm e i 58 mm. Il fondo del cestello è costellato da tanti piccolissimi fori di forma conica, il cui diametro può variare da 0,25 a 0,40 mm. Essi fanno passare un flusso uniforme di acqua solamente al raggiungimento della corretta pressione. I cestelli possono avere diverse misure, per forma e profondità. I formati più diffusi sono il singolo da 7 g, per l’erogazione di un solo espresso, e il doppio da 14 g, comunemente utilizzato per preparare 2 caffè simultaneamente.
  • beccuccio:
    l’ugello da cui esce il caffè appena infuso. Esiste il portafiltro doppio con 2 beccucci e il portafiltro singolo con un solo beccuccio.
I portafiltri hanno caratteristiche uniche per design, filtro, dimensioni e schema di fori. Ciò significa che non esistono modelli universali: ognuno è compatibile con il gruppo erogatore della macchina di appartenenza. Spesso i produttori garantiscono la compatibilità di un portafiltro con tutti i modelli del gruppo. Idealmente i 58 mm di diametro sono considerati una dimensione standard, poiché è si tratta della misura più diffusa.
tipologie di portafiltro

Per riconoscere la differenza tra un portafiltro pressurizzato e uno non, basta osservare il rivestimento del fondo del cestello.

Esistono principalmente 2 stili di portafiltro:

  • Pressurizzati
  • Non pressurizzati
Il caffè fatto con il portafiltro pressurizzato è considerato qualitativamente inferiore rispetto all’espresso fatto con un portafiltro non pressurizzato. Il primo è molto diffuso perché è progettato per compensare la mancanza di una corretta macinatura dell’espresso ed è inoltre più facile da usare.

Portafiltro non pressurizzato

Per esaltare corposità e pienezza, un buon espresso ha bisogno di emulsionare gli oli e liberare gli aromi più sottili durante l’estrazione. Tale finalità può essere raggiunta attraverso un portafiltro non pressurizzato e una macinatura fine.

I portafiltri non pressurizzati sono solitamente più grandi (58 mm) e realizzati in ottone. Questo accorgimento dona la solidità necessaria per avere una temperatura stabile, fattore decisivo per ottenere il miglior espresso.

Tuttavia, questo design richiede una macinatura e una pressatura molto precise. Tale requisito rende il portafiltro non pressurizzato lo strumento più difficile da utilizzare, dato che nella pratica può essere sfruttato solo dagli utenti dotati di buona tecnica e con una discreta esperienza.

Portafiltro pressurizzato

I portafiltro pressurizzati contengono una piccola valvola interna e uno speciale filtro a doppio rivestimento che non fa uscire l’acqua fino a quando non viene raggiunta la giusta quantità di pressione.

Ciò permette di compensare una macinatura imperfetta o una pressatura irregolare, cosa che rende questo modello una buona opzione per le persone che non sanno utilizzare un macinacaffè o che non compattano correttamente il caffè in polvere.

Con i portafiltro pressurizzati la macinatura deve essere più grossolana, altrimenti bloccherebbe il meccanismo del filtro e non permetterebbe alla pressione dell’acqua di accumularsi e aprire la valvola.

Dopo che l’acqua passa attraverso il primo filtro (estraendo gli aromi del caffè macinato), entra nella seconda zona (quella tra il primo e il secondo rivestimento) dove la pressione della macchina si accumula e il caffè viene spinto attraverso un piccolo foro (a volte i fori sono 2).

Generalmente l’espresso che si ottiene con il portafiltro pressurizzato ha un corpo medio con una schiuma piuttosto solida e ariosa.

Portafiltro Naked

portafiltro senza fondo

I portafiltri nudi producono più crema rispetto alle tipologie con beccuccio.

Se un portafiltro non ha il beccuccio è considerato un portafiltro naked (in italiano senza fondo o nudo).

Questa tipologia è considerata un ottimo modo per affinare la propria tecnica; difatti, è possibile vedere realmente come il caffè gocciola dentro alla tazza.

Idealmente, l’espresso dovrebbe iniziare a gocciolare dai bordi esterni e formare un flusso che scende verso il centro. Tuttavia, se si complica una qualsiasi delle variabili, come la grossezza della macinatura, la dose o l’uniformità della pressatura, si otterranno flussi irregolari, con il caffè che uscirà a spruzzi e in varie direzioni. Per questo motivo, la maggior parte delle persone evitano di usarli.

Portafiltro per cialda

Un portafiltro per cialde è un modello facilmente riconoscibile per la sua particolare forma schiacciata. Esso può ospitare una cialda monodose (tipicamente una E.S.E), grazie al basso cestello, che per dimensioni e forma ricorda il filtro singolo da 7 g.

Questa tipologia in realtà non è molto diffusa, dato che nella maggior parte dei casi, la macchina a cialde è dotata di un cassetto portafiltro (quindi senza braccetto) già incorporato nell’apparecchio.
Alcune macchine, come le semi-automatiche, possono includere dei kit adattatori per cialde (acquistabili anche separatamente) che permettono di sostituire al filtro standard il sottile cestello per cialde e un disco in gomma da inserire nel portafiltro per compensare lo spessore mancante.

Erogazione del vapore

montare il latte con la lancia vapore

Un utilizzatore medio è in grado di ottenere una schiuma decente con la maggior parte delle macchine espresso, anche se con alcuni modelli il compito è assai facilitato.

Le macchine da caffè non nascono solo per erogare acqua calda pressurizzata. La maggior parte degli apparecchi professionali e semi-professionali sono capaci infatti di produrre anche vapore.

Tali vaporizzatori nascono con l’obiettivo di lavorare il latte e realizzare una perfetta schiuma; quest’ultima è la base per le bevande più popolari come il caffellatte, il cappuccino o il latte macchiato.

In accordo con il tipo di caldaia installata nella macchina, la gestione dell’erogazione del vapore varia:

  • caldaia singola:
    in virtù del loro piccolo volume, queste caldaie possono produrre solo quantità di vapore limitate, poiché la pressione esercitata è di bassa intensità. La caldaia singola non è adatta per chi deve montare tanto latte in rapida successione, a causa del tempo di recupero richiesto. Per via della discrepanza di temperatura, inoltre, non è possibile erogare il caffè e il vapore nello stesso istante.
  • doppia caldaia:
    con una caldaia dedicata alla sola erogazione del vapore, è possibile montare il latte mentre si prepara un caffè. Nonostante ciò, per raggiungere la temperatura necessaria alla vaporizzazione, potrebbero volerci diversi minuti, dato che per riscaldare 2 caldaie la macchina ha bisogno di maggiore potenza.
  • scambiatore di calore:
    questo sistema presenta diversi vantaggi, come il caffè e il vapore che possono essere erogati contemporaneamente e l’acqua che impiega pochissimo tempo per riscaldarsi.
  • thermoblock:
    grazie a questi sistemi la temperatura dell’acqua si riscalda molto rapidamente, rendendo brevi i tempi di attesa per l’erogazione del vapore. Purtroppo però esiste un aspetto negativo, poiché non trattandosi di una vera caldaia, la pressione del vapore sarà limitata e solo piccole quantità d’acqua verranno volta per volta riscaldate.

Generalmente la dimensione della caldaia determina la potenza e la durata del getto di vapore: più è grande e più forte e duraturo sarà il flusso di pressione. Tale situazione si verifica con le macchine a scambiatore di calore, che hanno una caldaia di volume superiore, dove si forma una grande quantità di vapore.

Una pressione extra produce un vapore più secco, che esce con più forza; in questo modo il latte ingloba meno aria e poiché si scalda rapidamente regala una schiuma soffice, con bolle piccole.

Un eccessiva forza del vapore non sempre aiuta a montare correttamente il latte all’interno del bricco, ciò infatti necessita una maggior esperienza e capacità di controllo.

Amate esercitarvi con la latte art? O volete semplicemente che il latte sia montato in automatico e versato direttamente in tazza insieme al caffè?

Se vi ritrovate nel primo caso, allora è necessario acquistare una macchina del caffè dotata di una lancia a vapore manuale o di un pannarello.

Se invece amate la comodità, una macchina con cappuccinatore può essere la scelta giusta per voi.

Manometro del vapore

macchina caffè con manometro

La maggior parte delle macchine da caffè domestiche è sprovvista del manometro per leggere la pressione del vapore, mentre è presente in quasi tutte le macchine professionali da bar.

Le macchine con manometro aiutano a vedere l’esatta pressione del vapore all’interno della caldaia. In questo modo il barista può assicurarsi di iniziare a vaporizzare al picco del ciclo e sapere esattamente quando la caldaia inizia a perdere pressione.

La maggior parte delle macchine ha una pressione standard della caldaia fissata a 1 bar, un valore che può essere aumentato fino a 1,4 bar.

Di solito le macchine che hanno un manometro per il vapore, hanno anche un pressostato che permette di regolare tale pressione.

Lancia vapore

La lancia vapore è un piccolo tubo di metallo solido che solitamente si trova sul lato destra della macchina, accanto al gruppo erogatore. Essa è collegata internamente alla caldaia attraverso un lungo tubo articolato, in cui transita il flusso di vapore.

Le lance vapore delle macchine semiprofessionali non sono tutte uguali, esistono infatti alcune caratteristiche che è necessario conoscere per scegliere la tipologia più adatta alle proprie necessità:

  • materiale:
    le lance possono essere realizzate in varie leghe di metallo; la versione da preferire è quella in acciaio inox.
  • ergonomia e dimensioni:
    questi 2 parametri influenzano il modo in cui l’utente può interagire con l’ugello a vapore durante la montatura. È importante considerare l’angolazione della lancia e quanto spazio rimane per inserire la brocca. Una lancia può avere una lunghezza dai 5 ai 15 cm, maggiore è questo valore e più agevole sarà montare il latte all’interno dei bricchi più grandi.
  • regolazione:
    generalmente le lance possono essere regolate in 3 maniere diverse. Esistono le lance oscillanti, che si spostano semplicemente da un lato all’altro. Le lance rotanti, che sono in grado di girare su se stesse, ma non hanno alcuna componente di movimento verticale. Le lance articolate, che oscillano e ruotano, rendendo questo stile il più facile da utilizzare.
    Non tutte le lance sono facilmente reclinabili e a volte formare un angolo gradito risulta una vera impresa. Le migliori lance sono quelle che permettono una rotazione di 360° e un inclinazione tra 0 e 90°.
  • punta:
    all’estremità della lancia vi è una piccola punta in metallo che all’occorrenza può essere svitata e sostituita con un modello differente. La sua forma influisce sull’intensità della pressione.
  • fori:
    da essi fuoriesce il vapore; sono localizzati sulla punta della lancia e possono avere differenti posizioni, angolazioni e dimensioni. Il numero dei fori varia da modello a modello, non esiste una regola, si può passare da un minimo di 1 ad un massimo di 5. Fori più grandi o più numerosi permettono al vapore pressurizzato di uscire dalla lancia più velocemente, mentre pochi o piccoli fori possono limitare la quantità di vapore in uscita, aiutando la macchina a mantenere la pressione più a lungo. Secondo gli esperti una lancia con numerosi fori decentrati e di piccolo diametro influisce sulla facilità di creare una schiuma densa e persistente.
  • isolamento termico:
    le lance in metallo si scaldano velocemente, per tale motivo alcuni modelli sono avvolti da coperture in gomma di silicone che evitano possibili bruciature accidentali. Altre lance hanno un tubo isolante interno o utilizzano materiali come il Pek o il Teflon, che non si surriscaldano e mantengono la superficie fredda al tatto.
Le macchine professionali hanno sempre una leva o una manopola per regolare la potenza del flusso del vapore della lancia, mentre non tutte le macchine ad uso domestico lo prevedono.
Quando il latte viene vaporizzato con una normale lancia a vapore, l’ugello deve essere posizionato appena sotto la superficie del latte. Quando il posizionamento è corretto, il vapore aspira una parte dell’aria circostante. In questo modo si forma un mix di vapore ed aria che si mescola al latte. Ciò produce piccole bolle che sono le responsabili della schiuma. Affinché tutto questo accada, l’ugello deve essere posizionato con precisione e il vapore deve avere una pressione abbastanza alta.

Pannarello

che cos'è il pannarello?

Il pannarello ha come obiettivo la semplificazione della montatura del latte.

Il pannarello nasce principalmente per 2 motivi: in primo luogo, per aiutare quegli utenti che non hanno l’esperienza e la competenza per montare correttamente il latte con una lancia vapore tradizionale, e in secondo luogo, compensano la potenza minore del getto di vapore nelle macchine da caffè domestiche, che hanno una caldaia di piccole dimensioni.

Il pannarello presenta un tubo aggiuntivo, che scivola lungo la lancia e la ricopre come se fosse una guaina.

Tale accessorio viene utilizzato da anni su macchine semi-professionali, come le Gaggia e le Saeco, poiché aiuta gli utenti che non hanno ancora sviluppato una buona tecnica, ad ottenere una schiuma perfetta come al bar.

Lo scopo principale del pannarello è quindi quello di aiutare a dirigere il flusso di vapore ed aerare correttamente il latte.

Utilizzare il pannarello non significa rinunciare completamente all’apprendimento della corretta tecnica di montatura del latte. Esso, infatti, richiede un approccio diverso da quello tradizionale, a causa del suo sistema di iniezione ad aria. Essendo il pannarello più intuitivo e semplice da impiegare, può venire utile a tutte quelle persone che per la prima volta si affacciano al mondo della latte art. Noi lo riteniamo un ottimo strumento per allenarsi e prendere confidenza con la tecnica di base.

Esistono pannarelli di vari materiali, come la plastica o il metallo. Tutti hanno un piccolo foro o scanalatura localizzata nella parte superiore della lancia. Tale accorgimento costruttivo permette a questo strumento di aspirare l’aria e mescolarla con la pressione del vapore; in questo modo si viene a creare con facilità quella schiuma consistente dalle bolle fini, che solo una tecnica perfetta, abbinata ad una lancia professionale, sono in grado di regalare. In questo modo l’utente non deve più preoccuparsi del posizionamento preciso della lancia e della bassa pressione del vapore.

Mentre per continuare a scaldare il latte, senza creare ulteriore schiuma, basta immergere completamente il piccolo foro.

Un pannarello può essere acquistato anche separatamente ed applicato successivamente ad una lancia compatibile.

Le macchine del caffè che oggi supportano il pannarello sono in continua ascesa. In questa lista abbiamo raccolto alcuni dei modelli più interessanti:

L'ultimo aggiornamento è stato fatto il: 27/03/2021 20:27

Esiste anche una tipologia di pannarello automatico che monta il latte direttamente in tazza. Esso è posizionato al centro del gruppo erogatore e può essere regolato in altezza, fino ad abbassarsi sul fondo della tazza. Una volta premuto il pulsante, il vapore viene erogato, creando automaticamente la schiuma.

Le macchine che applicano questo sistema sono le Krups e le Siemens:

L'ultimo aggiornamento è stato fatto il: 27/03/2021 20:27

Cappuccinatore

cappuccinatoreIl cappuccinatore è un sistema di montatura del latte automatico che non richiede alcuna assistenza da parte dell’utente.

Esso funziona grazie ad un sistema a turbina in cui viene iniettato del vapore. Grazie alla forza della pressione, la turbina gira e crea un differenziale di pressione che risucchia il latte attraverso un tubo o un canale.

Come succede per il pannarello, anche nei cappuccinatori vi è un piccolo foro che ha lo scopo di far entrare aria nella turbina. La combinazione dei 3 elementi (latte aria e vapore) all’interno del sistema, aiuta a produrre la schiuma desiderata.

Il cappuccinatore è comunemente presente nelle macchine superautomatiche, che permettono di preparare qualsiasi specialità a base di latte con la semplice pressione di un pulsante.

Esistono principalmente 2 tipi di cappuccinatori:

  • con caraffa incorporata:
    il latte viene prelevato automaticamente attraverso un tubo e fatto passare per il cappuccinatore integrato nella parte superiore della caraffa. Qui avviene il rapido processo di montatura, che versa la schiuma direttamente nella tazza attraverso l’ugello dedicato.
  • con tubo:
    un tubo flessibile collega un serbatoio esterno pieno di latte al cappuccinatore incluso nel gruppo erogatore. In alcuni casi il tubo può essere inserito direttamente nel cartone del latte. Una volta scelta la bevanda preferita, la macchina inizierà a montare la schiuma versandola direttamente in tazza. Quest’ultima viene erogata dallo stesso ugello da cui poi uscirà il caffè.
Le bolle prodotte da un cappuccinatore sono generalmente più grandi rispetto ad un metodo di montatura con lancia. Per ovviare a questo problema alcuni cappuccinatori hanno una presa d’aria regolabile che permette di far entrare più o meno aria nella turbina, modulando così la densità della schiuma prodotta.

Funzionalità

Al giorno d’oggi sono molte le macchine da caffè che adottato funzioni intelligenti per semplificare le operazioni manuali del barista.

La macchina superautomatica è leader in questa speciale classifica. Tali apparecchi, infatti, offrono display LCD e modalità one touch, grazie ai quali l’utente può selezionare la bevanda preferita con un click (così come succede con le macchinette automatiche). Cappuccino, latte macchiato e perfino cioccolata calda possono essere erogate automaticamente senza alcuna supervisione.

Una funzione molto apprezzata è l’erogazione programmata. Questa caratteristica è presente su una vasta gamma di macchine automatiche e superautomatiche, che dispongono di un timer programmabile. A chi non piacerebbe iniziare la giornata trovando una bella tazza di caffè fumante in cucina? Impostando l’orario desiderato è possibile svegliarsi ogni mattina e bere la propria bevanda preferita senza dover preoccuparsi di azionare l’apparecchio.

Una funzionalità che contribuisce positivamente al tema del risparmio energetico è l’autospegnimento. Le macchine che lo supportano vengono disattivate automaticamente in caso di inutilizzo prolungato. Alcuni modelli permettono anche di personalizzare questo tempo. A volte le stesse macchine sono provviste del stop & go, il quale non è altro che un normale tasto per interrompere manualmente l’erogazione del caffè.

A parte le macchine da caffè manuali e semi-automatiche, quasi la totalità degli apparecchi semi-professionali è dotata della comoda funzione di erogazione automatica: alcuni modelli sono in grado di estrarre una quantità di caffè sempre costante, grazie al contatore volumetrico; mentre le macchine che non l’ho supportano, preparano l’espresso variando il tempo di erogazione. Tra le 2 tipologie, l’erogazione a volume fisso è la preferibile, dato che è l’unica funzione che permette di adattare con facilità e metodologia il tipo di macinazione (a parità di dose, infatti, tale variabile determina il volume e la qualità dell’espresso erogato).

Altre funzionalità utili sono le spie luminose, che indicano generalmente il raggiungimento della temperatura per l’erogazione del caffè o del vapore, oppure l’esaurimento dell’acqua nel serbatoio.

Le applicazioni smart

Le macchine da caffè di ultima generazione possono essere collegate al Bluetooth o al Wi-Fi per sfruttare le applicazioni mobile dedicate.

Tra le funzionalità smart più diffuse segnaliamo le notifiche da telefono che informano l’utente sulle operazioni di manutenzione da effettuare, come aggiungere acqua nel serbatoio, effettuare le operazioni di decalcificazione o svuotare il cassetto raccogli capsule.

Le migliori app permettono di preparare il caffè premendo un tasto e personalizzando parametri come la temperatura, la pressione e la lunghezza della bevanda. Altre invece danno accesso a ricette personalizzabili a base di caffè, dove l’utente può dare sfogo alla propria fantasia.

Alcune app permettono di ordinare capsule e cialde direttamente dall’applicazione mobile.

I modelli più evoluti funzionano perfino con il riconoscimento vocale di Amazon Alexa e Google Assistant.

Accessori

Fare l’espresso a casa può essere una grande sfida. Ci sono molte variabili da gestire e diverse attrezzature che necessitano esperienza per poterle sfruttare al meglio.

Fortunatamente alcune macchine vengono vendute con una configurazione completa di accessori che facilitano il compito sia del barista esperto che dell’utente in erba.

Gli accessori sono strumenti che generalmente possono essere acquistati separatamente, poiché possono adattarsi alla maggior parte dei modelli. Alcuni di essi non sono realmente necessari, mentre altri possono aiutarvi a tirar fuori il meglio dalla vostra macchina del caffè.

Pressino

Il pressino, o tamper in inglese, è un semplice strumento utilizzato per comprimere il caffè finemente macinato all’interno del filtro.

tamper espresso

La pressatura del caffè richiede tempo per essere padroneggiata, ma l’utilizzo di un ottimo pressino accelererà questo processo.

Per scegliere il giusto tamper, bisogna tenere a mente le seguenti specifiche:

  • Dimensione:
    le dimensioni del pressino variano dai 48 mm ai 58 mm. Tale misura deve coincidere con la dimensione del filtro che la macchina del caffè utilizza. La maggior parte dei filtri supportano lo standard 58 mm.
  • Peso:
    il giusto bilanciamento di peso è importante per riuscire ad applicare un eccellente pressione. Un buon pressino dovrebbe avere un baricentro basso e pesare tra gli 0,4 e gli 0,9 kg. L’obiettivo è quello di applicare circa 13-18 kg di pressione, e questo è molto più facile da raggiungere con un pressino più pesante.
  • Materiale:
    vanno evitati i pressini di plastica (generalmente inclusi con le macchine espresso domestiche) poiché troppo leggeri e fragili. Meglio dare la precedenza ai metalli, come l’alluminio, l’ottone o il più pesante e resistente acciaio inox. Il manico può essere realizzato con un materiale differente rispetto alla base, come il legno naturale, la gomma di silicone o l’acciaio.
In casa succede spesso che al posto del pressino si utilizzi un piccolo bicchiere per pressare la polvere. Questo in parte funziona, ma non è veramente una pratica che consigliamo a coloro che vogliono preparare un espresso a regola d’arte. È inutile dire che sconsigliamo anche di utilizzare i pressini che sono attaccati ad alcuni macina grani e macchine del caffè; questo perché il macinato va sempre pressato dall’alto verso il basso.

Ecco alcuni dei migliori pressini selezionati da noi e acquistabili online:

L'ultimo aggiornamento è stato fatto il: 01/04/2021 22:12

La base

Secondo gli esperti la base del pressino può determinare (parzialmente) il tipo di estrazione e il gusto del caffè.

Comunemente sul mercato possiamo incontrare 3 diverse tipologie di base:

  • Superficie piatta:
    la base più usata, un classico per i tamper reperibili in commercio.
  • Superficie convessa:
    come suggerisce il nome, la base è leggermente arrotondata, come si vede dalla piccola collinetta che forma. Una base convessa spinge il caffè leggermente ai lati del filtro, creando un piccolo bordo rialzato. Tale accorgimento evita che il flusso dell’acqua privilegi il passaggio attraverso i bordi del filtro.
  • Superficie concentrico:
    la superficie della base presenta delle scanalature concentriche, più o meno marcate, che partono dal centro fino ad estendersi nei bordi.

Alcuni tamper permettono di sostituire e intercambiare la base, mantenendo l’impugnatura originale. La maggior parte dei modelli invece sono fusi in un blocco unico e pertanto sarà necessario acquistare più pressini nel caso l’utente o il barista volesse adattare una diversa tipologia di pressatura ad una particolare miscela di caffè.

Alcuni professionisti del caffè sostengono che una base lavorata permette di ottenere un estrazione più uniforme, prevenendo il fenomeno della canalizzazione. Le scanalature, ad esempio, sarebbero in grado di indirizzare il flusso dell’acqua.

Da alcuni test si evidenzia come le basi concentriche con solchi sottili permettono di ottenere un espresso di grande corpo e crema, mentre le rigature più spesse regalano una maggiore acidità (specialmente con le miscele di robusta). Nel quadro di questo ragionamento molti baristi si divertono a sperimentare pressature con basi differenti, a seconda della qualità e della tostatura del caffè.

Pressino dinamometrico

Pochi sono i baristi esperti in grado di applicare una pressione costante quando utilizzano il tamper. L’utente medio che non possiede tale tecnica, è incapace di pressare il caffè ogni volta con la stessa intensità, per questo motivo l’espresso varierà per sapore e consistenza dopo ogni estrazione.

Per risolvere questo problema è stato inventato uno speciale tamper, che si riconosce facilmente dall’impugnatura separata dalla base, stiamo parlando del pressino dinamometrico. Il suo funzionamento è semplicissimo: quando viene esercitata una pressione sufficiente, il manico e la base si toccano, in questo modo l’utente sa sempre quanta pressione sta esercitando.

La maggioranza dei pressini dinamometrici hanno un valore di pressione preimpostato, che si aggira attorno ai 15 kg. Alcuni modelli permettono anche una regolazione manuale della pressione, agendo su una manopola.

Di seguito vi mostriamo alcuni modelli acquistabili sul sito del nostro partner Amazon:

L'ultimo aggiornamento è stato fatto il: 01/04/2021 13:04

I pressini calibrati sono perfetti per i baristi principianti o per i professionisti che vogliono essere sicuri al 100% di aver applicato la pressione corretta.

Tappetino

tappetino pressatura

I tappetini per pressino hanno di solito uno spazio per tenere il tamper in posizione.

Un tappetino per pressino (o tamper mat in inglese) è un must per qualsiasi appassionato di caffè espresso.

Questo accessorio viene utilizzato per bilanciare il portafiltro mentre si pressa il macinato ed è anche il posto ideale per ospitare il tamper.

I tappetini in gomma di silicone proteggono sia il piano di lavoro che il beccuccio del portafiltro espresso.

Esistono anche tappetini che ai agganciano al tavolo e non si muovono quando si pressa.

Livellatore

Uno degli accessori più controversi degli ultimi anni è sicuramente il livellatore (conosciuto anche come OCD Ona Coffee Distributor): uno strumento che aiuta la distribuzione omogenea del caffè macinato all’interno del filtro.

Inventato dall’ex campione del mondo, Sasa Sestic nel 2012 e prodotto per la prima volta nel 2015, l’OCD è un disco in acciaio, formato da 2 parti: una base e un disco superiore. Quest’ultimo agisce come un blocco, che quando viene girato in senso antiorario permette alla base sottostante di essere regolata più in alto o più in basso, in modo da adattarsi perfettamente alla dose di macinato all’interno del filtro.

Di seguito vi proponiamo una lista di alcuni livellatori acquistabili sul sito del nostro partner Amazon:

L'ultimo aggiornamento è stato fatto il: 02/04/2021 20:25

La particolare forma della base ha un rivestimento tale da ridurre l’elettricità statica e distribuire uniformemente il caffè con la sola rotazione del disco.

Alcuni modelli, invece che una, hanno 2 basi, vale a dire che sull’altro lato si aggiungerà una faccia piatta, che permette con lo stesso strumento di pressare il macinato.

Tale procedura andrebbe effettuata prima della classica pressatura con il tamper; difatti, gli strumenti di distribuzione non devono pressare il caffè, ma solo cospargerlo nella maniera più uniforme possibile.

Il livellatore può rendere un lavoro complesso come quello della distribuzione facile e coerente. L’esistenza di tale accessorio rafforza l’idea che la distribuzione è importante per un’estrazione di alta qualità.

La distribuzione è necessaria perché all’interno del cestello si tenderà ad avere sempre una sezione con una maggiore densità di macinato. Ciò fa sì che l’acqua segua il percorso di minor resistenza, causando il noto fenomeno della canalizzazione.

Esistono diverse scuole di pensiero. Quella italiana tradizionale, ad esempio, predilige la distribuzione manuale. Ci si può aiutare con le dita, effettuando una rotazione per distribuire lo strato superiore del macinato, oppure dando dei colpetti sul fondo o ai lati del portafiltro. Altri preferiscono aiutarsi con una superficie piatta e rigida come può essere un pezzo di plastica o una carta da gioco.

Pennello

La pulizia dei filtri del gruppo erogatore e del macinacaffè è importante tanto quanto il loro utilizzo. Esistono spazzole specifiche per forma e tipo di setola, per la pulizia di ognuno di questi componenti.

Tali spazzole pulenti sono progettate per strofinare punti specifici, dove mani e dita non possono arrivare, inoltre, sono perfette per pulire la macchina quando è ancora calda.

Poche sono le macchine che includono questo tipo di accessorio, pertanto è consigliato acquistarlo separatamente su Amazon o in uno dei tanti negozi specializzati. Un articolo interessante che vi consigliamo è questo kit completo con 4 tipi di spazzole.

Macinacaffè

il macinacaffè

Macinare i chicchi di caffè in casa è uno dei tanti modi per valorizzare la qualità del prodotto e bere una buona tazza di espresso.

Scegliere il giusto macinino da caffè è fondamentale per ottenere il massimo dalla vostra tazza quotidiana di caffè.

L’obiettivo è quello di assicurare ad ogni dose, un macinato di caffè costante ed accurato, per dimensioni e qualità.

Prima di investire in un macinacaffè, è bene esaminare tutti i pro e contro di ogni tipologia.

Esistono principalmente 3 categorie di macinacaffè: manuale, con lame e con macine (quest’ultima tipologia è quella che ritroviamo nelle macchine da caffè che integrano il macinino).

A seconda dell’azienda e della tipologia di macinacaffè si ottiene un sistema differente di regolazione della granulometria.

I modelli più avanzati hanno un display che permette di analizzare dati come l’umidità e la temperatura all’interno della campana contenente i chicchi di caffè.

Se si possiede una macchina del caffè superautomatica, è sempre incluso un macinacaffè della tipologia a macine.

Macinacaffè manuale

Anche se la maggior parte dei moderni macinacaffè sono alimentati elettricamente, sul mercato esistono ancora i macinini tradizionali, vale a dire quelli manuali.

Questi tipi di macinacaffè funzionano tramite una manovella che l’operatore deve girare con la forza del braccio. I chicchi di caffè vengono ruotati e frantumati attorno a 2 macine dentate. La maggior parte dei macinacaffè manuali permette di variare il grado di macinazione, aumentando o diminuendo la distanza tra le 2 macine.

La dimensione delle polveri di caffè è dettata dal tempo di macinazione.

Ci sono una serie di vantaggi nel possedere un macinino manuale. In primo luogo non si ha bisogno di una fonte di alimentazione, quindi si può usarlo ovunque, anche all’aperto o quando si è in viaggio. Questi modelli sono anche molto silenziosi da usare e spesso relativamente poco costosi da acquistare.

I macinini manuali appaiono spesso anche come i più attraenti dal punto di vista estetico, rispetto alle controparti elettriche, specialmente quelli dal design vintage. In questa lista abbiamo raccolto qualche esempio:

L'ultimo aggiornamento è stato fatto il: 05/04/2021 16:41

Macinacaffè con lame

Questa modello è generalmente il tipo più economico di macinacaffè. Funziona grazie ad una lama a elica (solitamente in acciaio inox), che ruota velocemente frantumando i chicchi in maniera irregolare e multiforme.

La dimensione del caffè in polvere dipende dal tempo di macinazione. Ciò rende il macinacaffè con lame meno preciso rispetto ad altre tipologie, poiché possono risultare polveri non uniformi, che regalano una qualità della bevanda meno consistente.

Il calore generato dalle lame in rapida rotazione può anche influenzare il gusto (ne abbiamo parlato qui).

Queste macchine sono anche relativamente rumorose, se confrontate con quelle a macina e manuali.

Se si vuole un macinacaffè semplice ad un costo basso, che faccia il proprio lavoro e occupi poco spazio, questo tipo di macinino saprà soddisfare la maggior parte degli utenti.

In questa lista vi proponiamo alcuni dei migliori modelli acquistabili su Amazon:

L'ultimo aggiornamento è stato fatto il: 05/04/2021 16:53

Macinacaffè a macine

Questa tipologia di macinacaffè funziona grazie ad una coppia di macine, dove una è collegata all’albero motore, il quale le imprime una rotazione continua, e l’altra, connessa ad una ghiera filettata, che consente la regolazione della distanza tra i 2 dischi; in questo modo è possibile adattare facilmente il grado di macinatura ai propri gusti, al tipo di caffè e alla macchina che si utilizza.

Prima di acquistare questa tipologia di macinacaffè, è importante verificare che le macine siano state progettate e studiate specificatamente per il metodo espresso.

In alcuni modelli la regolazione è di tipo elettronico, in questo modo può essere facile e intuitiva, grazie ai pulsanti e al display.

Un’alternativa altrettanto interessante riguarda la regolazione micrometrica, vale a dire un sistema che permette di selezionare delle misure estremamente precise, nell’ordine di 0,01 mm.

Il materiale con cui sono costruite le macine è un elemento da valutare molto attentamente, sia se acquistiamo il macinacaffè come accessorio, sia quando scegliamo una macchina caffè con macinatore. I materiali più comuni sono l’acciaio (il più diffuso), la ceramica (non si surriscalda) e il titanio (il più costoso e resistente).

Il macinacaffè può avere 2 tipi di macine:

  • macina conica:
    appartenente alla più costosa delle categorie, questo macinacaffè è dotato di 2 macine diverse per forma e grandezza (a differenza delle piane che invece sono uguali). Quella inferiore è dotata di bordi in rilievo che si avvolgono a spirale verso l’alto, formando un cono; essa è collegata all’albero motore e si frappone alla macina dentata fissa posta nella parte superiore. Quando i chicchi scendono all’interno della camera di macinazione, rimangono intrappolati tra il filetto superiore e quello inferiore; in tale posizione, per effetto della rotazione, i chicchi vengono frantumati. Tali macine permettono di lavorare ad una velocità più lenta (300-400 giri al minuto), producendo così meno calore e rumore rispetto alle altre tipologie. Una macina conica è più facile da pulire e di conseguenza vi sarà un minor scarto di polveri. Le macine coniche producono un caffè macinato con distribuzione bimodale, vale a dire una composizione di particelle grossolane e fini (qui abbiamo parlato dei suoi vantaggi).
L'ultimo aggiornamento è stato fatto il: 05/04/2021 16:47
  • macina piana:
    sono la tipologia meno costosa, tuttavia, hanno alcuni svantaggi rispetto alle macine coniche. Il primo è che possono essere rumorose, a causa della velocità di rotazione (tra gli 800 e i 1400 giri). Il secondo riguarda invece l’uso prolungato che può causare un surriscaldamento delle macine e delle polveri. Per ovviare a questo problema è preferibile scegliere una macina di grande diametro, che ruota ad una velocità minore. Il terzo riguarda invece il modo in cui il macinato viene espulso; la forza centrifuga spinge infatti le polveri verso i lati delle macine, dove rimangono parzialmente intrappolate. Tale fenomeno potrebbe (a seconda di quanto regolarmente si pulisce la macchina) contaminare altre dosi e rovinare in parte il sapore del caffè. La macina piana produce una polvere con particelle più uniformi rispetto ad una conica.
L'ultimo aggiornamento è stato fatto il: 05/04/2021 16:06
Una buona regola è quella di prediligere le macchine con le macine di grandi dimensioni, poiché maggiore è il diametro e minore sarà il calore trasmesso alla polvere di caffè.

Macinacaffè con dosatore

Questa tipologia di macinacaffè integra 2 importanti e delicate funzioni: la macinatura e la dosatura.

Esistono principalmente 2 tipi di macinacaffè con dosatore:

  • con dosatore volumetrico:
    questo macinino è specificamente progettato per raccogliere il caffè polverizzato in una camera di contenimento. Tale contenitore (chiamato dosatore) permette all’utente di misurare volumetricamente il macinato. Questa modalità di dosatura è piuttosto efficace, ma non precisissima, in quanto la dose varia a seconda della quantità di macinato presente nel contenitore. Il dosatore è comunemente diviso in 6 cavità di forma triangolare (per questo motivo è conosciuto anche con il nome di stella), dove vi si depositano le polveri di caffè dopo la macinatura; ognuna di esse rappresenta una dose (generalmente di 7 g). Azionando una leva, si attiva il meccanismo che fa girare in senso orario le piastre che separano le sezioni contenenti le dosi; ad ogni rotazione una nuova sezione si muove sopra lo scivolo dell’erogatore e consegna una quantità pre-misurata di caffè macinato direttamente nel cestello del filtro. Se la dose non è corretta, in alcuni casi è possibile variarla, regolando la dimensione dei singoli scompartimenti che compongono la stella.
  • con dosatore on demand:
    dalla campana al portafiltro, questa tipologia è in grado di erogare su richiesta la dose necessaria per l’erogazione dell’espresso. A differenza dei macinacaffè con dosatore volumetrico, negli on demand le dosi vengono regolate secondo il tempo di macinatura. Per fare ciò bisognerà pesare inizialmente le dosi con una bilancia e conseguentemente aggiustare i secondi e la granulometria. Pochi invece sono i modelli che permettono di settare una dose in base alla grammatura. Uno dei vantaggi del dosatore on demand è quello di poter selezionare distintamente la dose doppia e la dose singola, con l’utente che avrà la facoltà di personalizzarle.

La differenza sostanziale tra le 2 tipologie è che la macchina con dosatore volumetrico macina il caffè preliminarmente, ciò comporta una notevole dispersione di gas (come l’anidride carbonica) e aromi volatili. Il macinacaffè on demand, dal canto suo, permette di ottenere sempre caffè fresco appena macinato, valore aggiunto soprattutto nel caso si utilizzi una miscela pregiata.

Il dosatore volumetrico inoltre richiede una particolare cura e pulizia, dato che il macinato tende ad attaccarsi alle sue pareti e a rimanere incastrato nelle cavità; ciò può causare la temuta ossidazione degli oli e il classico sentore da rancido che purtroppo si va a mescolare con le polveri appena macinate.

Un altro problema riguarda la precisione della grammatura di ciascuna dose erogata. Il dosatore volumetrico per funzionare correttamente necessità di essere riempito almeno della metà e nonostante ciò, lo scarto di errore risulta comunque rilevante. Il dosatore on demand è invece il sistema più preciso per erogare una dose di caffè macinato, a patto che si effettuino dei controlli regolari sul peso.

Uno dei vantaggi del dosatore volumetrico è quello di fornire rapidamente un dosaggio pre-misurato, fattore determinante negli ambienti dove è richiesta un certa rapidità per via dell’alto volume di lavoro (come nei bar, ad esempio). In tutti gli altri casi il dosatore on demand è sicuramente l’opzione migliore, specialmente per coloro che a casa utilizzano una macchina semi-automatica.

La maggior parte dei modelli sono dotati di un supporto che permette di agganciare il portafiltro, il quale spesso attiva automaticamente l’erogazione del caffè, grazie ad un sensore o ad un pulsante nascosto.

Di seguito vi mostriamo alcuni dei modelli più interessanti che potete acquistare su Amazon:

L'ultimo aggiornamento è stato fatto il: 06/04/2021 12:50

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